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Il Fondatore

Una Vita Tra Due Mondi e Una Promessa Nel Cuore

Mi chiamo Tinku Poggi, sono nato a Patna, capitale del Bihar, una delle regioni più povere dell’India.
La mia storia non è semplice da raccontare, ma è proprio da lì che nasce il cuore pulsante di tutto il progetto Poggi Milano.

Avevo solo sette anni quando scappai di casa.
Salito su un treno qualunque, con una scopa rubata in mano per pulire gli scompartimenti e guadagnarmi qualche moneta, iniziai un viaggio senza meta. Mi nutrivo con i soldi delle elemosine dei passeggeri e dormivo dove capitava. A Delhi, dopo essere stato derubato da un altro bambino che avevo aiutato, mi ritrovai solo, affamato e perso. Un fruttivendolo mi accolse, mi sfamò e chiamò la polizia. Così finii in un orfanotrofio di nome Palna, che in hindi significa “culla”.

Rimasi lì quasi tre anni. Poi fui adottato da una famiglia italiana e la mia vita cambiò radicalmente.
Avevo una casa, una scuola, una nuova lingua da imparare. Ma non era semplice: per sopravvivere, avevo imparato a mettere da parte me stesso. A costruire maschere. A dimenticare, o almeno a provarci.
Maschere che col tempo sono diventate centinaia, fino a che non sapevo più quale fosse il mio vero volto.

🌍 Ritrovare il proprio volto

Undici anni dopo l’adozione, a 21 anni, sono tornato per la prima volta in India.

È stato un ritorno pieno di contraddizioni. Da una parte, la curiosità e il bisogno profondo di ritrovare le mie radici. Dall’altra, un senso di spaesamento totale. L’India reale era lontana anni luce dall’immagine idealizzata che avevo costruito nella mente. I colori, i rumori, gli odori, la folla… tutto era eccessivo, duro, crudo.

Eppure, incredibilmente vivo.

Quello che più mi ha colpito non è stato tanto il caos, quanto gli sguardi dei bambini per strada. Ho visto in loro ciò che ero stato. Ho sentito nel cuore che avrei potuto essere ancora lì, tra loro. E ho sentito che, in un certo senso, loro erano ancora dentro di me. Mi chiamavano. Mi ricordavano qualcosa che non avevo mai smesso di sentire: che io ero uno di loro. E che il mio cammino non era finito.

È stato lì, in mezzo alla polvere e alla vita brulicante delle strade indiane, che ho iniziato a spogliarmi delle mille maschere che avevo indossato crescendo. Per sopravvivere, per integrarmi, per essere accettato. Ma chi ero io davvero?

In quel momento ho capito che la mia vita avrebbe avuto senso solo se fossi riuscito a restituire, almeno in parte, l’opportunità che avevo ricevuto. Un’opportunità che, nel mondo occidentale, è spesso data per scontata: quella di scegliere la propria strada, di immaginare un futuro diverso, di costruirlo con le proprie mani.

🎓 Dare forma a un sogno

Durante gli anni universitari a Firenze ho trovato un nuovo spazio in cui far maturare il mio sogno.
La facoltà che avevo scelto si chiamava — Sviluppo Economico, Cooperazione Internazionale Socio-Sanitaria e Gestione dei Conflitti — e sembrava scritta apposta per me.

Tra una lezione di antropologia e un seminario sulla cooperazione, ho iniziato a vedere con più chiarezza la direzione che volevo dare alla mia vita.
Tornavo spesso in India, con occhi nuovi e una mente più preparata. Cercavo di osservare, ascoltare, capire.
E, soprattutto, di studiare me stesso. Di guardarmi come farebbe un antropologo con una cultura diversa dalla propria.
Solo così, smontando e rimontando ogni parte della mia identità, sono riuscito a trovare il filo conduttore che univa tutte le mie esperienze.
E a immaginare una strada nuova: un’attività che unisse artigianato, solidarietà e impatto sociale.

A 27 anni ho deciso che era il momento di provarci davvero.
Ho messo insieme le competenze acquisite, i contatti in India, l’idea di un business diverso — un modello di Imprenditoria Solidale, capace di restituire valore ai territori da cui nasce, ed ho così avviato la mia attività.

Pochi mesi dopo l’avvio dell’attività, sono tornato in India per la mia prima donazione: 20 zaini con materiale scolastico, distribuiti in un orfanotrofio che accoglieva quasi 500 bambini.
Solo 20 zaini… ma centinaia di sorrisi. Anche chi non aveva ricevuto nulla mi abbracciava, mi ringraziava.
Promisi loro che sarei tornato anche per gli altri.
E nei loro occhi c’era una fiducia totale. Quella promessa è diventata il mio motore.

Poi è arrivato il Covid.
Nemmeno un anno dopo.
Tutto si è fermato. Ma io no.
In quel buio, il ricordo di quegli abbracci è stata la mia luce.
Non avevo i fondi, non avevo le vendite, ma avevo fatto una promessa.
E un anno e mezzo dopo, sono tornato.
Con altri 500 zaini.
Li ho comprati di tasca mia, insieme al prezioso contributo dei miei primi clienti fidelizzati, che hanno creduto fin da subito in questo sogno.
Perché quei bambini non avevano solo bisogno di uno zaino.
Avevano bisogno di sapere che qualcuno aveva mantenuto la promessa fatta.

🌱 La visione che mi guida

Quello che ho costruito finora è solo l’inizio.

Voglio completare la prima promessa che ho fatto a me stesso: donare 1.000 zaini con materiale scolastico a bambini in difficoltà.
Ne ho già donati più di 500, e sono determinato a raggiungere l’obiettivo entro un anno — anche se dovessi mettere, ancora una volta, i soldi di tasca mia.

Ma il mio sogno non si ferma qui.

Nei prossimi dieci anni voglio arrivare a donare almeno 10.000 zaini. E sogno che almeno 100 dei bambini aiutati decidano, un giorno, di seguire lo stesso cammino.
Che ciascuno di loro si impegni a donare almeno 100 zaini a sua volta.
Una catena di solidarietà, di gratitudine, di speranza. Un impatto positivo che si moltiplica e si rinnova, generazione dopo generazione.

È questa l’anima del mio progetto.
Un modello di Fashion Solidale che non si limita a “fare beneficenza”, ma che mette al centro la dignità delle persone, il valore del lavoro artigianale, e la possibilità di costruire un futuro migliore, anche attraverso ciò che scegliamo di acquistare ogni giorno.

E se oggi continuo a lottare, a progettare, a costruire…
è perché non ho mai smesso di credere in questo sogno.

“Ah… i sogni. I sogni sono per me fonte di Vita.”

Cambiamo il mondo con uno ZainoInSpalla?!

Affidati a Poggi Milano per un Fashion Solidale a portata di mano. Scegli di essere Solidale. Sei con noi?!

Contatti

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