Mi trovavo in India da quasi 3 mesi quando finalmente riuscii ad organizzare il mio viaggio per andare a trovare i bambini dell’Orfanotrofio di Allipalli. Alcune settimane prima della partenza da Patna avevo spedito circa 100 zaini con materiale scolastico che non erano stati ancora distribuiti perché padre Maria ci teneva che la consegna, ai bambini, avvenisse direttamente per mano mia. Erano, ormai, passati quasi 2 anni dalla mia ultima visita e per me era di importanza vitale riuscire a incontrare nuovamente i miei “fratellini del cuore” e perciò, in questo breve ma intenso viaggio in India, feci del mio meglio per incastrare questa visita all’Orfanotrofio.
La settimana prima della partenza, tuttavia, commisi diverse “leggerezze” mangiando fin troppe volte cibo dai baracchini di strada e bevendo l’acqua locale. Proprio il giorno della partenza mi ritrovai a viaggiare con un’intossicazione alimentare in atto, dovuta principalmente all’acqua contaminata che avevo bevuto. Sono proprio questi piccoli-grandi problemi di adattamento alle abitudini locali che mi fanno capire come non possa più definirmi “indiano” …Grazie a questi tipi di avvenimenti comprendo sempre meglio quanto è grande il mio stato di benessere in Italia e rifletto, così, sul bisogno di dare il giusto valore anche alle “piccole” cose come l’acqua potabile, che sono date per scontato…
Secondo WaterAid circa 320 mila bambini indiani muoiono ogni anno di diarrea causata da acqua non potabile. Poco incoraggiante è la ricerca di McKinsey & Company che spiega come nel 2030 la domanda di acqua in India raddoppierà, al crescere della sua popolazione. Il governo indiano si è impegnato da tempo alla risoluzione del problema, ma da quanto si evince dall’ultima analisi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, in India, il diritto all’acqua e all’accesso ai servizi sanitari non è ancora stato riconosciuto per legge.
A tal proposito sta facendo davvero un ottimo lavoro l’associazione “Azione contro la Fame” con il suo progetto “Water of Africa”, che ha l’intento di sensibilizzare la comunità sul valore dell’acqua, portando sempre più persone a conoscenza dei disagi che centinaia di milioni di persone soffrono nel mondo. L’associazione agisce principalmente in Africa ma sta progettando di portare aiuto anche in India, conscia dei gravi problemi di acqua potabile presenti nel Paese…
Dopo un viaggio lungo e difficile riuscii a raggiungere, finalmente, l’orfanotrofio di Allipalli e l’accoglienza che ricevetti dai bambini fu incredibilmente emozionante.
La permanenza fu breve, di soli quattro giorni, ma emotivamente molto intensa. Sfruttai i primi giorni per passare il tempo con i bambini, parlando e giocando con loro. Inoltre, parlando con i bambini, riuscii a comprendere quanto ognuno di loro desiderasse avere il proprio zaino. Tuttavia, essendo gli zaini inferiori al numero dei bambini presenti (circa 250), decisi che oltre ai 100 zaini, che avevo già spedito e che avrei distribuito personalmente, appena tornato a Patna avrei spedito altri 150 zaini con materiale scolastico, così da riuscire a far felice tutti i bambini presenti all’orfanotrofio, e circa 300 astucci con materiale scolastico da distribuire ai bambini dell’area circostante.
Arrivò finalmente il giorno della distribuzione degli zaini e io mi sentivo in ansia, come mi capita sempre quando devo interfacciarmi con il pubblico, e allo stesso tempo provavo grande gioia per quello che stavo andando a fare. Prima di procedere con la distribuzione feci un piccolo discorso ai bambini dove, innanzitutto, mi scusai con loro per non riuscire a dare gli zaini a tutti in quel momento, ma feci comprendere che, in ogni caso, nessuno di loro sarebbe rimasto senza perché ne avrei spediti altri appena possibile. Per i bambini della decima classe, inoltre, si stava avvicinando il periodo degli esami e, perciò, feci loro un discorso motivazionale per caricarli in vista di questi esami.
Vedere la gioia lucente negli occhi dei bambini, nel momento in cui veniva dato loro lo zaino, e l’incredibile curiosità con cui studiavano ogni angolo dello zaino e del materiale scolastico che c’era in esso, mi pervase di infinite emozioni e di un’immensa gratitudine verso il Destino che mi aveva dato l’opportunità di essere protagonista di un’azione così grande. Dopo che avevo finito di distribuire gli zaini, tuttavia, ebbi anche modo di scorgere tristezza negli occhi dei bambini e delle bambine che non avevano ricevuto il loro zaino. Però ritrovai, in me, un accenno di sorriso pensando alla tempestività con cui avevo compreso che avrei dovuto donare uno zaino a ogni bambino e bambina presenti, anche a costo di sostenere un esborso economico importante, poiché il mio cuore si rallegra nel vederli pieni di gioia e si addolora nello scorgere, in loro, la tristezza.
Questa esperienza è stata davvero gratificante e il sentire, da vicino, l’affetto di tutti questi bambini mi ha dato la giusta carica di energia per continuare imperterrito in questa mia missione di vita. Tuttavia, alla fine di questa esperienza ad Allipalli, ma in generale di tutto il mio ultimo viaggio in India, è sorto in me un senso di impotenza, preoccupazione e paura verso il futuro…
I bambini bisognosi di aiuto, in India e nel mondo, sono davvero tantissimi; una quantità tale che, anche il solo pensare al loro numero, mi fa provare una sensazione di soffocamento e mi mette di fronte a una realtà alquanto crudele: c’è un abisso immenso tra il numero di bambini che vorrei riuscire ad aiutare e quelli che effettivamente sono in grado di aiutare in questo momento, specialmente se dovessi fare affidamento solo su me stesso e al limitato seguito di persone che ho raccolto, intorno al mio progetto, in questi anni…
Nella mia mente, quando avevo elaborato il progetto di Imprenditoria Solidale a cui mi sto dedicando, probabilmente avevo fatto un ragionamento troppo da bambino: “se in questo mondo la maggior parte delle persone hanno il potere perché sono ricche, e queste persone sono ricche perché attraverso le loro attività imprenditoriali sfruttano, senza limiti, le persone povere ed è a causa dello sfruttamento senza tregua di queste ultime che, le persone al potere, creano le condizioni per l’esistenza di guerre, fame, povertà e malattie… allora perché anche le persone “normali” come me non possono sviluppare un piano imprenditoriale per sovvertire lo status quo? Perché non possono fare lo stesso le associazioni impegnate nella promozione dei “giusti ideali”? Perché non è possibile creare tante piccole realtà autonome, nel mondo, che possano autofinanziare i progetti solidali che promuovono tramite un’attività imprenditoriale, però senza sfruttamento? Perché, poi, tutte queste piccole realtà che si saranno create e consolidate nel tempo non possono formare una rete che, a quel punto, possa acquisire “potere politico” e che sia incorruttibile nei propri ideali?
La realtà tuttavia è diversa da quanto avevo elaborato in quel momento, poiché subentrano in atto un’incredibile quantità di variabili esterne che sono fuori dal proprio controllo e che ti portano a non raggiungere i risultati auspicati. Dalla prima volta che sono ritornato in India sono passati quasi 8 anni e da ragazzo sognatore che ero sono ormai diventato uomo che, però, non vuole ancora darsi per vinto e vuole rimanere un sognatore. In questi anni ho superato difficoltà che mai avrei pensato di riuscire a sopportare, ed accettato di vivere una vita perennemente in bilico, a livello economico e di salute, nel tentativo di riuscire a fare qualcosa di “grande” per migliorare il mondo. Tuttavia, adesso che sono diventato un uomo, un marito e quasi padre, è subentrata in me la paura di “fallire”… Se prima le conseguenze del mio “fallimento” sarebbero ricadute solo su di me adesso, invece, è impellente la necessità di salvaguardare la mia famiglia…
Sento dentro di me che la strada intrapresa è quella giusta e che il progetto a cui mi sto dedicando, nonostante le tante difficoltà, riuscirà ad aiutare tante persone in tanti modi diversi. Sento anche, tuttavia, che da solo non avrei alcuna speranza di riuscire a raggiungere gli obiettivi che mi sono prefissato ed ho bisogno di tutti voi per riuscire a portare un miglioramento sensibile nella vita di molte persone.
Per riuscire a fare davvero la differenza ho bisogno che tutti voi mi possiate aiutare in ogni modo possibile. Parlate a più persone che potete del mio progetto, invitate altri negozi e le vostre cartolerie di fiducia a partecipare al progetto “Zaino in Spalla” e/o a mettere in vendita i miei prodotti in essi, parlate ad altre associazioni del mio progetto e in generale della mia volontà di cooperare con loro, invitandoli a contattarmi, parlate con le scuole e invitatele a contattarmi per elaborare un piano comune per un loro coinvolgimento attivo in questo progetto.
Io sono disponibile a collaborare con tutti coloro che condividono la mia stessa voglia di aiutare il prossimo. Io sono disponibile per essere un “ponte” tra India e Italia… Io ho ancora la volontà ferrea di resistere a tutto il dolore ed a tutte le difficoltà che incontrerò nella vita, nel tentativo di fare del mondo un posto migliore in cui vivere.
Aiutatemi a dare lavoro a chi ha bisogno, a valorizzare i piccoli artigiani e a rendere l’istruzione accessibile a più bambini possibili.
Fate in modo che questo progetto non sia soltanto mio, fatelo vostro!